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Nexus One, ecco come va il nuovo Googlephone

di Simone Brunozzi

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14 gennaio 2010

Il 5 gennaio ha debuttato il Nexus One, il nuovo Smart Phone marcato Google, accompagnato da un "marketing blitz" senza precedenti: pubblicità nella home page di Google, Youtube, e un chiassosissimo "buzz" su Twitter e FriendFeed. La stampa non ha certo taciuto, ricordando il fervore del lancio dell'iPhone di Apple. Disponibile in Usa, Gb, Singapore e Hong Kong, Nexus One può essere acquistato a 179$ con un contratto T-Mobile, oppure a 529$ completamente sbloccato. Per l'aprile 2010 è previsto lo sbarco in Europa. Vele spiegate, quindi, per l'ingresso del gigante di Mountain View nel mondo mobile, dove aveva già mosso i suoi primi passi mediante Android, il sistema operativo per dispositivi mobili open source. Dopo aver messo Android in alcuni modelli a partire dal Motorola Droid, ora Google ha deciso di fare da solo, incaricando la taiwanese Htc di produrre un telefonino secondo le sue specifiche esigenze.

Nexus One, già al lancio, è un prodotto con tutte le carte in regola per conquistare un'importante fetta di mercato. Rispetto al diretto rivale iPhone, infatti, sfoggia caratteristiche superiori sotto diversi aspetti: processore a 1 GHz, 512 MB Ram, schermo Amoled 800 x480 da 3,7 pollici, storage di 4 GB su MicroSD espandibili, fotocamera da 5 Megapixel con autofocus, batteria sostituibile, Gps (con suggerimenti mentre si è alla guida), cancellazione rumore tramite microfono aggiuntivo, e Android 2.1 con multitasking. L'iPhone, dal canto suo, conta su alcuni vantaggi strategici come il multitouch (che Android ancora non permette), la qualità del touchscreen, le 90mila applicazioni disponibili (contro le 20mila di Android) e una moltitudine di brevetti che proteggono Apple e il suo telefono.

Il concetto alla base di Nexus One è implicito nel nome: Nexus significa infatti "punto di incontro", e per Google è il punto di incontro tra telefonia e web, tanto che vari esperti di tecnologie e innovazione, tra cui Tim O'Reilly, ipotizzano di abbandonare l'iPhone in favore del nuovo nato in casa Google. O'Reilly sostiene che si tratti del primo vero telefono web-native, pensato e concepito per il web: i primi due pilastri di questa piccola rivoluzione sono la voice recognition (riconoscimento vocale) e la augmented reality (realtà aumentata), settori in cui Google ha competenze da vendere. Android 2.1, infatti, è fin dall'origine speech-enabled in ogni campo di testo: ciascuna delle 20mila applicazioni, l'email e la navigazione su internet possono "dettare" al telefono ciò che si vuole. Il sistema di riconoscimento attuale non è ancora in grado di sostituire una buona tastiera, ma già si preannunciano miglioramenti sostanziali. Un caso esemplare di augmented reality, poi, ce lo dà Goggles, una applicazione degli ingegneri di Google che riconosce oggetti, monumenti, codici a barre, visi e fornendo i dati e la possibilità di interazione. Apple, con i vari Layar e ShopSavvy, insegue a fatica.

Il terzo pilastro, infine, è la user location, un dato preziosissimo che permette a Google di fornire annunci pubblicitari sempre più localizzati e rimanere leader del mercato della pubblicità online.
La natura "open" di Android lo rende appetibile per gli hacker: è infatti già pronta una versione modificata della Rom del Nexus One che aggiunge funzionalità simili a un computer Linux (http://bit.ly/NexusOne_ROM), con diavolerie come iptables, tun, wlan driver, superuser permissions app.

Tuttavia, come ogni buon prodotto appena sfornato, i difetti non mancano: l'interfaccia è meno intuitiva di quella di iPhone, la user interface single-touch è meno completa di una multi-touch, e alcune applicazioni hanno una cattiva integrazione con Android, come Picasa e lo stesso Youtube. La connettività 3G, poi, soffre di gravi problemi, forse dovuti al l'operatore T-Mobile, forse al l'hardware stesso. Fatto sta che migliaia di utenti si sono ritrovati nei guai, senza alcun tipo di supporto da parte di Google. Un primo passo falso che sarebbe stato meglio non fare.
Per quanto riguarda gli utenti Enterprise, Nexus One manca di supporto nativo per il syncing con Exchange Server, necessario per ricevere email in modalità "push", ma è disponibile una applicazione, Touchdown, che rimedia efficacemente.

Trovandomi negli Stati Uniti a gennaio, ho deciso di acquistarlo immediatamente e di provarlo: è piacevole da usare, il sistema stabile e veloce, la grafica di ottima qualità. Anche se ogni tanto l'intuitività dell'iPhone si fa rimpiangere.

14 gennaio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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